NARRAZIONI SOCIALI

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NARRAZIONI QUOTIDIANE

Narrazioni quotidiane

“L’arte di raccontare storie è nata quasi contemporanea con la comparsa dell’uomo sulla terra ….
Si riferiscono a questo meccanismo di costruzione diverse scienze: psicologia culturale, antropologia culturale, sociologia e semiotica. Ogni disciplina tuttavia sviluppa il proprio approccio con forti riferimenti alla base culturale dei luoghi.”

(C. Salmon – Storytelling – 2008)

Di fronte al cambiamento dell’informazione a cui fa da contraltare il forte interesse intorno al concetto di narrazione, la curiosità ed anche la voglia di contribuire a portare allo scoperto le trame narrative ed i significati più o meno espliciti diffusi nella scena quotidiana esercita una forte attrazione. Per cui narrazioni quotidiane non segue una moda lessicale, viceversa persegue lo 

scopo di interpretare oggettivamente il racconto di alcuni fatti di attualità facendo ricorso e chiaro riferimento agli strumenti teorici e paradigmatici esistenti nelle varie discipline; un piccolo contributo che vuole evidenziare lo spessore pratico ed anche la potenziale fruibilità di certi strumenti per una platea più vasta di cultori.

Il concetto

di narrazione

Il concetto di narrazione negli ultimi anni ha attirato un forte interesse, dimostrando una pervasività che dilata i suoi ambiti di applicazione in spazi abbastanza vasti delle scienze sociali e della comunicazione.
Al limite della contraddizione con le correnti di pensiero della critica letteraria che sostengono il tramonto delle “grandi narrazioni” anche e soprattutto di tipo ideologico, la narrazione come fenomenologia sembra vivere una nuova era visto che se ne studiano modalità ed applicazioni nel discorso giornalistico, nella pubblicità, nella costruzione del brand, nella web reputation, nel cinema, nelle arti, e non ultimo ma anzi primo protagonista, nel discorso politico rivolto a dare forma all’opinione pubblica.

 

Basti pensare al discorso giornalistico che si sta allontanando sempre più dalla sua radice di carattere eminentemente cronistico e di inchiesta, per avvicinarsi stilisticamente in modo sempre più marcato verso le modalità del racconto, la notizia deve essere narrativizzata per avere un maggior potere di attrazione verso un lettore modello sempre più ben delineato.

Non si può certo dimenticare la grande influenza giocata dalla velocità con cui evolvono gli artefatti tecnologici, progressivamente sempre più capaci di modificare qualità, quantità e velocità dell’informazione cambiandone la fruizione, modificando la semantica sociale e influendo marcatamente anche nei rapporti e nelle relazioni intersoggettive.

Ricordando l’analisi di Giovanni Sartori (Homo Videns – 13° ed. Laterza – 2011) laddove dice che l’uomo sta trasformandosi sempre più da “homo sapiens” a “homo videns” perchè si nutre di immagini e sta perdendo con ciò la sua capacità di fare astrazione sui concetti, diventando, aggiungo io, sempre più sensibile agli stimoli emotivi, incline a subire il fascino e la diacronia con cui le narrazioni gli consentono di acquisire un sapere sociale.
Va da sé quindi che un meme, di qualunque genere sia, deve sapersi adattare all’attuale sistema di riproduzione mediale, deve farsi trans-mediale per poter essere fruito e circolare nella società, pena il suo progressivo inaridimento.

La sostanza interdisciplinare

Tra i contributi, un posto di rilievo merita senza meno il pensiero di J. Bruner che in sintesi sostiene come il racconto e quindi le narrazioni sono essenzialmente il mezzo attraverso cui noi categorizziamo la nostra esperienza, interpretiamo gli avvenimenti strutturandoli nell’aspetto delle storie, conferendogli una forma convenzionale trasmissibile culturalmente, mezzo quindi di costruzione della realtà che ci circonda e dei modelli d’identità a cui ispirare la nostra capacità di azione.

Pertanto, tra i contributi disciplinari utili allo studio delle narrazioni, partire dalla psicologia culturale non ne segna la supremazia, ma di certo ne considera primariamente l’ambito originario di produzione che risiede nella mente individuale.

A. Smorti, sostiene che “le storie pre-esistono all’individuo e fanno parte del suo ambiente come l’aria che respira” (Narrazioni – 2007), che in sostanza sono il modo con cui la mente tende ad organizzare i fatti per renderli intelligibili e per poterli poi raccontare e condividere con gli altri; Queste memorie, “storie collettive, storie personali o leggende metropolitane” (Id.), basate su presupposti e fatti più o meno logici sequenzialmente organizzati come testi narrativi, istituiscono un particolare rapporto e formano l’identità personale.
Secondo Smorti, il racconto delle proprie esperienze, di una vacanza piuttosto che di una testimonianza in tribunale, persino la propria personale autobiografia sono organizzate dalla nostra mente come delle storie.

La mente opera pertanto una continua riorganizzazione di contenuti che vengono ricomposti in storie e che in tal modo ci aiutano a comprendere il mondo perché ci permettono una lettura ordinata delle cose modellata secondo la struttura culturale appresa attraverso il linguaggio, i miti e i ricordi dell’età evolutiva.

Queste vicende sono codificate secondo una struttura narrativa disposta in sequenze che in estrema sintesi prevedono un personaggio mosso da uno scopo, che compie delle azioni, che usa certi strumenti, in una data situazione.
L’esigenza o la volontà di esporre le proprie esperienze farà sì che occorrerà ricercare il modo migliore per equilibrare i fatti, in modo che le storie possiedano due proprietà fondamentali:
a) essere raccontabili ossia avere un’articolazione che ne consenta la narrazione e che conseguentemente desti l’interesse degli interlocutori;
b) essere credibili nel senso di essere percepite come vere o quantomeno verosimili in base alle esperienze, agli antecedenti, al modo di pensare comune degli interlocutori.

Quindi le narrazioni hanno a che fare con la cultura e con le strutture archetipiche e mitiche su cui essa si fonda, si alimentano costantemente di nuovi fatti che modificano le conoscenze precedenti, mutano gli antecedenti di riferimento, si strutturano in tal modo in quelle complesse visioni del mondo che Moscovici definisce rappresentazioni (Le rappresentazioni sociali – 2005).

Ma richiamando i rapporti sociali, la loro struttura, i modi di formazione della memoria collettiva, ci conduce di fatto nell’ambito disciplinare della sociologia, e pertanto all’esigenza di definire quei meccanismi che danno forma alle istanze dell’ opinione pubblica e che permettono di produrre le spinte propulsive delle evoluzioni politiche e sociali di una comunità.

Il concetto di opinione pubblica di per sé d’altronde, non può prescindere da un attento esame del sistema dei media in generale, delle sue teorie, delle evoluzioni tecnologiche che lo influenzano e che hanno la forza di mutarne continuamente le condizioni di produzione dei contenuti.
Va da sé quindi che tra gli ambiti disciplinari, si debba considerare quel sistema complesso che riguarda i linguaggi intesi estensivamente come le modalità che consentono la trasmissione del contenuto e la produzione di senso.

 

Quindi la semiotica come scienza che trova la sua essenza nello studio delle condizioni e dei codici che sovrintendono alla produzione del significato, che ha prodotto una rilevante quantità di teorie e di strutture narrative con il quale delineare ed interpretare i personaggi e le loro sfere d’azione su cui si articolano le storie, così come ci deriva dai tanti modelli che Greimas, Vogler, Propp e via dicendo ci hanno lasciato in eredità.

Infine vanno tenuti nella dovuta considerazione gli aspetti linguistici in senso stretto che dimostrano di essere sempre più sensibili alle modificazioni di forma imposte dalla comunicazione 2.0 e dagli artefatti tecnologici che la consentono.
Un rapido viaggio a cavallo tra le varie discipline (ce ne sono sicuramente anche altre) che sovrintendono alla comprensione dei modi con cui le esperienze umane sono organizzate e circolano all’interno del mondo sociale e che appartengono pertanto al più generale sistema delle narrazioni e alle modalità con cui questo influenza la nostra visione del mondo.

Conclusioni

La realtà odierna probabilmente ci suggerisce che ci muoviamo più o meno consapevolmente all’interno di una narrazione più grande di noi, all’interno della quale contribuiamo noi stessi a fornire nuovi elementi e nuove narrazioni che le danno forma e contenuto.
Ecco quindi il motivo di leggere, ove possibile, alcuni fatti sociali in chiave narrativa.

In tal senso Narrazioni quotidiane mira ad essere una bacheca ove sia osservabile

in una certa misura la sintesi tra un approccio pragmatico ai fatti della realtà di tutti i giorni, analizzati attraverso i paradigmi teorici che ne possano in qualche modo spiegare i nessi causali, ed al tempo stesso contribuire ad una più agevole decodifica dei significati più reconditi, quelli che spesso sfuggono anche in virtù dell’overload informativo dal quale dobbiamo difenderci costantemente e che impedisce una presa di coscienza di certi aspetti.
Per questo motivo qualsiasi contributo di pensiero, commento, critica ma anche chiunque voglia far ospitare in queste pagine analisi che estendano il mio sforzo di osservazione della realtà, sarà il benvenuto per perseguire quegli obiettivi posti a premessa.

Le immagini sono tratte da:
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